La Madonna si inchina al boss
Profeta signore della Guadagna
Così un intero quartiere ha reso omaggio al boss
subito dopo la sua scarcerazione. Profeta decideva persino quale
cantante dovesse esibirPALERMO - È il 19 agosto del 2012. Da pochi mesi Salvatore Profeta è stato scarcerato. Si è liberato di un fardello pesante, la condanna all'ergastolo per la strage di via d'Amelio. È
stato due decenni in cella senza battere ciglio, pur sapendo di non
avere partecipato all'eccidio di Paolo Borsellino e della scorta del
magistrato.
La gente della Guadagna non vuole perdere un'importante occasione per rendergli omaggio.
Si onora la Madonna dormiente con la processione per le strade del
quartiere. L'immagine sacra viene portata a spalla dai confratelli di
Maria Santissima della Guadagna. Le telecamere della polizia filmano la
scena. I portatori, seguiti dalla banda musicale e da una folla di
persone, si fermano sotto le finestre dell'abitazione di Salvatore
Profeta. Poi, il carro religioso inverte la direzione di marcia e
riprende il percorso abituale.
La vicenda, benché non abbia rilevanza penale, scrivono gli inquirenti, descrive il contesto in cui Profeta
eserciterebbe il ruolo di capomafia. Un ruolo che tutti gli
riconoscono. L'uomo che oggi torna in cella con l'accusa di avere retto
il mandamento di San Maria del Gesù ci teneva particolarmente alla
festa. Le intercettazioni svelano che si era impegnato in prima prima
persona per l'organizzazione. “I soldi della festa quando glieli devi
dare?... dagliene cento”, diceva al nipote Rosario, pure lui da oggi in
cella, che doveva finanziare i festeggiamenti. Nessun favoritismo.
Bisognava dare il buon esempio.
La raccolta nei mesi precedenti era proseguita a rilento.
“Non ne ha dato nessuno”, notava con disprezzo Profeta che per mettere
le cose a posto aveva scelto le maniere forti. E il nipote doveva fare
la sua parte: “... non mi interessa... cinquecento devi uscire... ad ora
della festa non c'entra niente, il nipote o lo zio”.
Lo zio Salvatore era il dominus dei festeggiamenti.
Decideva pure quale cantante neo melodico dovesse esibirsi. “Decide
lui... gli chiedono il permesso - raccontava Rosario - dovevano prendere
Gigi Finizio... mio zio, oltre a quelle canzoni che lui canta normali,
vuole che canta qualcosa, qualche canzone un pochettino più antica”. E
l'artista non doveva commettere l'errore di mandare saluti ai carcerati
come altre volte era avvenuto: “... lui non vuole mai che un cantante fa
nomi sul palco, deve cantare e basta, queste dediche non gli
piacciono... è strana come persona... una giornata una radio ha
trasmesso la festa di San Giuseppe, ha fatto il nome di tutti e li hanno
arrestati tutti gli spacciatori”. Ecco perché la prudenza non era mai
troppa.
si sul palco della festa rionale
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