Il primo a parlare di Ballarò fu Ibn Hawgal, un viaggiatore arabo del decimo secolo. Ballarò prende il nome da 'Bahlara', un villaggio vicino Monreale.
I vicoli stretti e gli angoli oscuri svelano la vera anima del quartiere, caratterizzato da case basse e fatiscenti. Queste si alternano a chiese ed edicole votive di grande valore culturale. Il mercato in particolare è un vero e proprio fulcro di colori accesi, tripudio di frutta, carne e pesce. , con i suoi suoni, le voci e gli odori di carne, pesce e arance.
Il quartiere di Ballarò comprende l'arco di Cutò, via Chiappara Al Carmine, via Collegio di Maria al Carmine, piazza del Carmine, via Ballarò, piazza Ballarò, via Casa Professa, piazza Casa Professa, via del Ponticello, via Maqueda.
L'intero quartiere, specie il mercato, è frequentato ogni giorno da centinaia di persone, animato dalle cosiddette 'abbanniate' dei venditori. Sono loro che cercano di attirare l'attenzione sulla loro merce. Le bancarelle sono caratterizzate da tende illuminate da lampadine che pendono dall'alto, e offrono alimenti di stagione, roba fresca prodotto nelle campagne siciliane o proveniente dai mari locali.
Ballarò è anche cultura con la presenza di statue, medaglioni, cornici, stucchi che sono la massima espressione del barocco a Palermo
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